BAROCCO


 Col termine “musica barocca” si indica la musica composta tra il 1600 e il 1750. L’utilizzo del sostantivo barocco in campo musicale è piuttosto recente, ed è fatto risalire ad una pubblicazione del musicologo Curt Sachs del 1919; per estensione si intende con l’aggettivo barocco il desiderio di stupire e divertire (di-vertere: altro da) l'ascoltatore: cambi repentini di tempo, passaggi di grande virtuosismo strumentale o vocale e l'uso del contrappunto e della fuga, sono gli elementi che più caratterizzano la produzione musicale di questo periodo, insieme ad uno sviluppato senso dell'improvvisazione. Dunque il Barocco è più uno stile che un epoca, per questo non è raro trovare in un compositore la coesistenza di uno stile barocco ed uno tardo-rinascimentale. A prescindere da queste considerazioni il termine "musica barocca" è tuttora universalmente utilizzato ed accettato per definire lo stile musicale evolutosi dopo la musica Rinascimentale e prima dello sviluppo dello stile Classico.

La musica barocca non esiste!

 

(L'utilizzo del termine "barocco" riferito alla musica è fatto risalire al musicologo Curt Sachs del 1919)

 

L'affermazione può sembrare brutale, sommaria e in un certo senso scoraggiante. E invece si tratta di farina fine, proveniente dal generoso sacco concettuale di Manfred Bukofzer, uno dei maggiori musicologi del Novecento. Non ha alcun senso — sostiene lo studioso nel suo libro più fortunato, The music in the baroque era (1947) — mettere una sola cornice intorno ad un secolo e mezzo di musica che ha fatto della varietà e della differenza il proprio programma estetico.

Meglio, molto meglio, parlare di "primo barocco francese", di "tardo barocco italiano", o di "medio barocco francese", distinguendo innanzitutto, all'interno dei grandi confini della "epoca barocca", il quando e il dove. La tesi di Bukofzer continua a destare ancora oggi, nonostante sia passato più di mezzo secolo, un certo scandalo, forse perché mette in crisi una delle certezze "assolute" coltivate sia nella storiografia musicale che dal "mercato" della musica. La convinzione cioè che esista un genere, una categoria, una qualsiasi casella dentro la quale sistemare tutti i fenomeni che sembrano appartenere all'"epoca barocca": una sonata per clavicembalo di Scarlatti e un ballet de cour di Couperin, una Passione di Schutz e un concerto di Vivaldi. Stendendo così una patina uniforme su oggetti, forme e linguaggi che si differenziano, invece, per il carattere esattamente opposto: il contrasto, l'opposizione, la diversità.

È per questo motivo che Bukofzer propone di evitare per quanto possibile l'espressione "musica barocca" e di adottare, invece, il criterio della distinzione tra i tre grandi stili che attraversano la musica occidentale tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento: lo stile concertante italiano, lo stile contrappuntistico tedesco e lo stile strumentale francese. Operando all'interno di questa grande tripartizione una ulteriore bipartizione: quella tra idioma strumentale e idioma vocale.

Un modello classificatorio complesso, dunque, che combinato con il criterio della distinzione cronologica tra le epoche del barocco (alto, medio e basso) rende finalmente giustizia alla varietà e alla illimitata ricchezza delle musiche nate tra la crisi del manierismo e l'avvento del classicismo.